Salute mentale fa rima con povertà vitale

a cura di Erica Sorelli

Determinanti sociali come solitudine e povertà vitale sono sempre presenti ormai, incidendo profondamente sul benessere psichico. È quanto afferma Alberto Siracusano sul Sole 24 Ore riferendosi a un concetto da lui stesso sviluppato nel volume “La povertà vitale”, pubblicato da Il Pensiero Scientifico Editore.

Salute mentale fa rima con povertà vitale, concetto coniato da Siracusano e Ribolsi per esprimere l’insieme di elementi da cui scaturisce un profondo disagio psichico che necessita di strategie ad hoc. Ne parla diffusamente Barbara Gobbi nel suo lungo e documentato articolo uscito qualche giorno fa sul supplemento Sanità del Sole 24 Ore.

La salute mentale è una delle grandi emergenze soprattutto dopo lo spartiacque Covid: nel mondo e in Italia, dove fattori di rischio si vanno estendendo rapidamente e in maniera incontrollabile”, così si apre l’articolo in cui la giornalista, riportando le parole del Piano di salute mentale nazionale (Pansm) 2025, nel rendere conto del lavoro da cui il Piano è stato originato, punta la sua attenzione soprattutto sulla pandemia di solitudine che colpisce giovani e anziani.

Dopo aver sottolineato come le risorse stanziate dal Sistema sanitario nazionale non siano sufficienti a fronteggiare le esigenze legate alla salute mentale e alla psichiatria, Gobbi intervista Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria a Tor Vergata, coordinatore del Tavolo tecnico della salute mentale, nuovo presidente del Consiglio Superiore di Sanità, nonché autore di molti volumi pubblicati da Il Pensiero Scientifico Editore, tra i quali – per l’occasione – ricordiamo in particolare La povertà vitale. Disuguaglianza e salute mentale.

Il Piano di salute mentale nazionale 2025, secondo quanto dichiara Siracusano nell’intervista, si prefigge di curare la persona e non il singolo disturbo, in setting diversificati che avranno come principale riferimento il Dipartimento di salute mentale, dotato di adeguate risorse, in un’ottica di integrazione con il territorio.”

Rimandando alla lettura del volume, in cui Siracusano e Ribolsi, mettono a fuoco il concetto, da essi stessi coniato, di “povertà vitale”, inteso come concetto di tipo qualitativo, che permette di avere non solo una visione più attenta e corretta dei fattori di disuguaglianza e svantaggio, ma anche di sviluppare interventi sociali e psicologici utili a migliorare la qualità di vita di coloro che versano in uno stato di sofferenza mentale a vantaggio di una società sempre più civile, ci soffermiamo in particolare su una domanda dell’intervista.

Quella in cui Gobbi chiede a Siracusano come stiano gli italiani quanto a salute mentale e lo psichiatra risponde senza mezzi termini: “C’è un disagio molto diffuso che va letto nelle diverse fasi della vita. Nessuno si salva: neanche l’età di mezzo, perché determinanti sociali come solitudine e povertà vitale sono sempre presenti ormai, incidendo profondamente sul benessere psichico.”

Fonte: Il Pensiero Scientifico Editore

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