«Predomina il racconto dell’Io: la cosiddetta autofiction o l’autobiografia vera e propria coi suoi fasti e le sue miserie», ha spiegato Melania Mazzucco, presidente del Comitato direttivo. Ecco tutti i titoli in lizza, da Bajani a Paolo Nori.
Non sono i colossi dell’editoria a dettare il ritmo dello Strega 2025, ma le crepe interiori. Quelle dell’identità, della mente, della memoria. La dozzina appena annunciata a Roma è un viaggio nelle fragilità contemporanee: depressione, traumi, smarrimenti, vite che si raccontano per non implodere. «Nel 2025 la salute mentale è un’emergenza sociale, ma anche letteraria», ha detto Melania Mazzucco, presidente del Comitato direttivo, mettendo in chiaro che quest’anno il premio guarda dritto negli occhi il disagio psichico.
L’Io è il vero protagonista: a volte autobiografico, a volte reinventato, ma sempre sotto stress. «Predomina il racconto dell’Io: la cosiddetta autofiction o l’autobiografia vera e propria coi suoi fasti e le sue miserie», ha spiegato Mazzucco, tracciando un quadro lucido della narrativa che oggi funziona — e fa male, nel modo giusto.
I big e gli outsider
A guidare la dozzina ci sono nomi forti come Andrea Bajani, con L’anniversario (Feltrinelli), proposto da Emanuele Trevi: un romanzo intenso e spietato sul distacco dai genitori, sulla liberazione da una famiglia disfunzionale e sull’eredità emotiva che ci si porta dentro. Nadia Terranova torna con Quello che so di te (Guanda), proposto da Salvatore Silvano Nigro, confermandosi una delle voci più autorevoli dell’introspezione narrativa italiana. E Paolo Nori, con Chiudo la porta e urlo (Mondadori), proposto da Giulia Ciarrapica, affonda nel grottesco per raccontare il disfacimento interiore.
Ma la forza di questa edizione è tutta nella mescolanza di stili, generazioni e percorsi. C’è Elvio Carrieri, appena ventenne, con Poveri a noi (Ventanas), sorprendente esordio tra disagio sociale e rabbia urbana. C’è Michele Ruol, medico e drammaturgo, con Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa), proposto da Walter Veltroni: un esordio che parla di perdita e resistenza emotiva. C’è la voce lirica e inquieta di Renato Martinoni, con Ricordi di suoni e di luci. Storia di un poeta e della sua follia (Manni), un titolo che, già dal sottotitolo, incarna il filo conduttore dell’intera edizione.
Accanto a loro, Valerio Aiolli con Portofino blues (Voland), malinconico affresco tra ironia e scomposizione identitaria, e Saba Anglana con La signora Meraviglia (Sellerio), che intreccia memoria familiare e viaggio di scoperta. Da segnalare anche Deborah Gambetta con Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel (Ponte alle Grazie), biografia filosofica del genio tormentato, e Wanda Marasco, che con Di spalle a questo mondo (Neri Pozza) torna ai suoi temi più amati: le madri, il corpo, il linguaggio della perdita.
Chiude la dozzina Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli), romanzo sullo smarrimento del tempo e della storia, e Giorgio van Straten con La ribelle. Vita straordinaria di Nadia Parri (Laterza), che con tocco biografico riscrive la storia di una donna fuori dagli schemi.
Fonte: Vanity Fair