DISAGIO GIOVANILE: in Parlamento perché è una sfida sociale e culturale

Il nostro decalogo per il benessere delle persone di minore età e delle loro famiglie arriva in Parlamento dove siamo chiamati in audizione dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza che sta svolgendo l’ “Indagine conoscitiva sulla fragilità emotiva e psicologica dei più giovani anche da un punto di vista neuropsichiatrico, con focus su depressione, autolesionismo, disordine alimentare fino anche alla forma più grave, il suicidio”.
La breve esposizione – cinque minuti il tempo accordato -, ma soprattutto la corposa documentazione trasmessa che alleghiamo, ha suscitato l’interesse dei parlamentari che hanno posto domande alle quali, come deciso dalla Commissione, il Cnoas risponderà per iscritto.

“Nel nostro lavoro quotidiano, come assistenti sociali – ha esordito la presidente Barbara Rosina – incrociamo sguardi spenti, silenzi che parlano più delle parole, comportamenti che gridano un disagio non ascoltato. Ma incrociamo anche desideri forti di rinascita, energie da accompagnare, potenzialità da liberare”.
E, se i segnali di malessere, come dicono indagini Unicef e Oms, arrivano da tutto il mondo, “In Italia, da assistenti sociali  – ha aggiunto – segnaliamo da anni un incremento costante di situazioni complesse: autolesionismo, ritiro scolastico e sociale, violenza assistita, povertà educativa, uso disfunzionale dei dispositivi digitali. Il disagio mentale in età evolutiva non è mai solo clinico, è la punta dell’iceberg di un malessere più ampio, che ha radici nei legami fragili, nelle povertà relazionali, nelle solitudini quotidiane. E la risposta non sta soltanto nella medicina, né può essere settoriale. È una sfida sociale, culturale, educativa. E richiede una risposta politica forte, strutturata, continua”.
Quindi le proposte:

1)Garantire diritti e livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS) per bambini e famiglie;
2) ascoltare bambini, ragazzi e famiglie;
3) investire nei servizi sociali e sociosanitari territoriali;
4) potenziare le équipe multidisciplinari e la presa in carico integrata;
5) sostenere la genitorialità consapevole e competente;
6) contrastare la povertà educativa, l’abbandono scolastico e il ritiro sociale;
7) promuovere la salute mentale attraverso la prossimità e la cultura;
8) governare con qualità e continuità il sistema degli affidi e delle accoglienze;
9) formare e valorizzare le professioni sociali;
10) rilanciare il ruolo dei consultori familiari.

E come sempre, la disponibilità a continuare a fare la propria parte: “Le e gli assistenti sociali ci sono – ha concluso – Ogni giorno, in ogni territorio. Ma hanno bisogno di un sistema che li sostenga, li riconosca, li metta in condizione di agire”.

Fonte: CNOAS

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