Venerdì 13 giugno, in occasione del Giubileo degli sportivi, si svolgerà l’edizione ‘zero’ dei Giochi della speranza, un ideale ponte tra mondo delle carceri e spirito olimpico.
L’annuncio è stato dato durante i lavori del convegno “Lo sport dentro” sul ruolo della pratica sportiva nelle carceri, organizzato dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, dall’Università degli studi di Roma Foro Italico, che ha ospitato l’evento, e dalla Rete Sport & Legalità.
Il primo istituto coinvolto sarà Rebibbia, e vedrà gareggiare quattro squadre la cui composizione – magistrati, detenuti, personale di Polizia penitenziaria e società civile – ha lo scopo dichiarato di ridurre la frattura tra detenuto e società, facendo competere nello sport categorie profondamente connesse, solo apparentemente in contrapposizione tra loro. Lo svolgimento di una giornata ‘olimpica’ negli istituti penitenziari intende essere una concreta realizzazione dei principi costituzionali della finalità rieducativa della pena e della promozione del benessere psicofisico attraverso lo sport.
Le Fiamme azzurre coordineranno con il loro personale le attività sportive che spazieranno, a seconda delle specificità di ogni istituto penitenziario, dal calcio alla pallavolo, dal tennistavolo agli scacchi. Gli atleti della Giustizia confermano, così, la loro finalità sociale di migliorare la salute fisica e mentale delle persone detenute e diffondere la cultura della legalità e del fair play.
In questa occasione istituzionale di riflessione sulla centralità in ambito penitenziario del valore rieducativo dello sport, come ribadito a più riprese dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, hanno partecipato tra gli altri Sergio Sottani, magistrato e membro di ‘Sport e legalità’, Ernesto Napolillo, direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dap, Irene Marotta, direttrice delle Fiamme azzurre, e Teresa Mascolo, direttrice della casa circondariale Rebibbia N.C.
I relatori che si sono succeduti hanno esplorato e si sono confrontati sulle potenzialità dello sport come strumento di reinserimento sociale. Nel suo intervento, il procuratore Sottani ha sottolineato come “la funzione sociale dello sport in carcere è quella di ricongiungere alla società chi tramite il reato ha rotto il legame con la società civile”.
Fonte: gnewsonline