Salute mentale e informazione: abbattere lo stigma con parole giuste e rispetto umano

Il nuovo vademecum “Informare sulla Salute Mentale”, promosso da Rai ESG, ASL Roma 2 e Ordine dei Giornalisti, propone linee guida per un’informazione responsabile e rispettosa. Combattere lo stigma è possibile: ecco come.

“La follia è una condizione umana… Il problema è che la società per definirsi civile dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia.” Con queste parole di Franco Basaglia, si apre il vademecum “Informare sulla Salute Mentale”, un progetto editoriale nato per cambiare il modo in cui i media raccontano la salute mentale in Italia.

Promosso da Rai per la Sostenibilità ESG, in collaborazione con ASL Roma 2 e l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, il documento rappresenta un vero e proprio manuale per comunicare con cura, con competenza e, soprattutto, con rispetto. Perché, quando si parla di salute mentale, le parole possono fare la differenza. Possono curare o ferireincludere o escludere.

Il vademecum si inserisce in un solco tracciato dalla Legge 180 del 1978, la storica riforma psichiatrica voluta da Basaglia, che ha sancito la chiusura dei manicomi e affermato la centralità della persona. Ma a quasi cinquant’anni da quella svolta, lo stigma, i pregiudizi e una narrazione spesso distorta continuano a rappresentare barriere quasi insormontabili.

I numeri parlano chiaro: secondo il Ministero della Salute, oltre un milione di persone in Italia è assistita dai servizi pubblici di salute mentale. Eppure, chi soffre continua a restare invisibile o rappresentato in modo distorto. Il vademecum propone una vera e propria alleanza etica tra giornalisti e professionisti della salute mentale, per contrastare la disinformazione e stimolare un cambiamento culturale.

Il documento suggerisce un approccio inclusivo, centrato su parole che liberano piuttosto che legare. Niente etichette, niente sensazionalismi, niente “notte di follia” o “pazzo armato”: ogni individuo deve essere prima di tutto una persona, non un disturbo.

Tra le raccomandazioni principali:

  • Utilizzare il linguaggio “person first”
  • Evitare termini come “matto”, “folle”, “schizofrenico”
  • Dare spazio a storie di recupero e resilienza
  • Rispettare la privacy e il consenso informato
  • Collaborare con esperti clinici e associazioni

Nel vademecum si insiste sulla necessità di educare e sensibilizzare l’opinione pubblica, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Social media, blog, video e podcast possono diventare strumenti per normalizzare, per costruire una narrativa che non spaventi, ma avvicini.

Esempi concreti? Rubriche “vero o falso”, testimonianze, dirette con esperti, contenuti interattivi: tutto ciò che può combattere la paura con la conoscenza.

Informare sulla salute mentale non è solo un dovere professionale: è un atto di responsabilità civile. Ogni parola scritta o pronunciata può rafforzare un pregiudizio o abbatterlo. Il vademecum ce lo ricorda con forza: la dignità delle persone viene prima della notizia.

Fonte: Word News

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