Disabilità e judo adattato: l’inclusività passa anche dallo sport

Il convegno sul judo adattato e sul supporto che offre alla crescita dei bambini con disabilità intellettivo-relazionale

La realtà attuale è ricca di diversità, per questo è di fondamentale importanza promuovere l’inclusività, fattore necessario per creare una società che rispetti e celebri le differenze individuali.

Inclusività significa accogliere e valorizzare tutte le persone, indipendentemente dalle loro differenze, lavorare affinché siano autonome e creare ambienti che siano aperti, accoglienti e rispettosi.

Fornire un’educazione adeguata, rendere disponibili spazi accessibili a tutti e offrire opportunità dedicate sono tra le attività chiave per contribuire a realizzare una società davvero inclusiva.

A tal proposito, il judo può svolgere un ruolo essenziale: tale disciplina, infatti, apporta grandi benefici agli individui di tutte le età, in special modo bambini e ragazzi, compresi quelli più fragili. Per i giovani con disabilità intellettivo-relazionale, ad esempio, è una delle migliori attività possibili.

Al tema è stato dedicato ‘Beyond Limits – Exploring Adapted Judo, il convegno internazionale Tecnico Scientifico dedicato al judo adattato, tenutosi l’8 e il 9 aprile presso il Centro Olimpico FIJLKAM di Ostia.

L’incontro è stato organizzato dalla Federazione Italiana di Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali (FIJLKAM) in collaborazione con la Federazione Europea di Judo (EJU) e l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”.

Primo convegno internazionale sul judo adattato

La disabilità intellettiva-relazionale è una condizione diffusa e rappresenta circa l’80% delle disabilità a livello mondiale.
Studi scientifici hanno dimostrato che seguire programmi di judo può apportare svariati benefici a livello di benessere sia fisico che mentale, coinvolgendo positivamente anche la sfera sociale.

Sulla base di ciò, il convegno è stato organizzato con l’obiettivo di mettere a confronto i risultati scientifici di attività di ricerca, con le esperienze pratiche dei tecnici di judo; questo, al fine di poter delineare delle best practices, utili a favorire l’accessibilità sportiva e l’inclusione  sociale delle persone con disabilità intellettivo-relazionale.

L’incontro si è sviluppato nel corso di due giornate; durante la mattinata di lunedì 8 aprile sono stati presentati, agli insegnanti tecnici FIJLKAM (e FIJLKAM/FISDIR), i risultati scientifici relativi all’ambito del judo adattato.
L’evento, ancora disponibile sul Canale YouTube FIJLKAM Official, è stato trasmesso in streaming anche sulla piattaforma EJU.

Nel pomeriggio, sono intervenuti esperti e allenatori di Judo che operano nel settore, condividendo i propri studi e i propri vissuti.
Tra questi, Emanuela Pierantozzi, argento olimpico ad Atlanta 1996 e bronzo a Sidney 2004, ha presentato esperienze di successo di judo adattato.

Afferma Pierantozzi:
“Lo sport in generale ha una valenza importante ma abbiamo notato che con il judo c’è una spinta maggiore nei risultati sportivi, ma soprattutto nella vita […] Diventa fondamentale, dunque, la diffusione di tecnici qualificati nelle palestre in Italia e su questo la FIJLKAM e la EJU sono sulla buona strada”.

La giornata di martedì 8 aprile, invece, è stata dedicata alle dimostrazioni pratiche, iniziando con il progetto “Katautism”.

Katautism, judo e karate per favorire l’inclusività

Ideato e gestito dalla Dott.ssa Nicole Maussier, il progetto Katautism si rivolge alle classi della scuola primaria e si propone di favorire l’inclusione dei bambini autistici in ambito scolastico. Per raggiungere lo scopo, si serve della pratica del Judo e del Karate, svolta mediante l’utilizzo di una metodologia adattata.

Chiarisce la Dott.ssa Maussier:
Il progetto è nato nel 2015 dopo aver constatato che nelle palestre i maestri non erano formati per trattare in maniera corretta certe disabilità in ambito sportivo, soprattutto per judo e karate”.

Lo staff è costituito da insegnanti tecnici FIJLKAM, specializzati nell’ambito delle disabilità intellettivo relazionali in contesti inclusivi, e psicologi esperti in autismo.
Il lavoro coordinato di queste figure professionali consente di definire un percorso specifico per ogni bambino autistico.

“L’obiettivo del progetto è l’inclusione dei bambini autistici nelle attività di judo e karate nelle scuole – spiega Maussier – Il progetto è iniziato coinvolgendo bambini tra i 6 e gli 11 anni nelle classi scolastiche con la presenza di bambini autistici. In questo progetto sono stati inclusi professori e psicologi. È stato tutto organizzato tramite la collaborazione tra insegnanti tecnici e psicologi, in maniera scientifica”.

L’iniziativa ha ricevuto il finanziamento di Sport e Salute e pertanto viene proposta alle scuole in forma totalmente gratuita, senza che sia richiesto alcun contributo da parte dell’Istituto Scolastico o delle famiglie.

L’avventura di Simone, storia di un eroe dei nostri tempi

Il convegno è, quindi, proseguito con la presentazione del programma ‘L’avventura di Simone, sensibilizzando bambini e ragazzi sul tema.
Attraverso un fumetto, viene raccontata la storia di Simone, un ragazzo con la sindrome di down che, a 15 anni, scopre il judo, innamorandosene.
Con forza e grande determinazione, Simone riesce ad ottenere la cintura nera, per poi diventare il primo insegnante nella storia italiana del judo, riconosciuto dal CONI, con sindrome di down.

Ecco le parole di Fabio La Malfa, responsabile del progetto:
“Sono state due giornate meravigliose. Abbiamo sentito prima la parte scientifica e poi noi insegnanti abbiamo tentato di tradurre in didattica tutto quello che la scienza ci dà come dati. La parte più bella è stato il confronto a 360°, sia sulla parte relativa alle gare e al nuovo regolamento, sia, in generale, sull’idea del judo come mezzo per l’autonomia dei ragazzi con disabilità”.

Verso uno sport sempre più inclusivo

A concludere la giornata, si è tenuta la dimostrazione di una competizione di judo adattato con il nuovo regolamento dell’European Judo Union.

In chiusura, il presidente Domenico Falcone ha commentato:
“Un importante passaggio a livello culturale[…] Solo allargando la base degli insegnanti che hanno voglia di cimentarsi in questo delicato compito, possiamo offrire su tutto il territorio un aiuto e un sostegno ai ragazzi e alle famiglie”.

Anche i tecnici FIJLKAM/FISDIR (Federazione Italiana Sport degli Intellettivo Relazionali) Paola Baroncelli e Chiara Meucci, tornate di recente dai Trisome Games con 5 medaglie conquistate da judoka con sindrome di down, hanno spiegato: “Creare questo movimento a livello internazionale è un sogno che si avvera: creiamo una rete fondamentale per la crescita degli atleti e dei tecnici. Più c’è scambio e più c’è formazione! Inoltre, Durante la tavola rotonda in cui ci siamo confrontati con molta apertura, abbiamo affrontato anche il tema dell’atteggiamento dell’arbitro nei confronti dei ragazzi. Con l’obiettivo del raggiungimento della massima autonomia, noi cerchiamo di strutturare la gara esattamente come quelle dei normodotati.”

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Questo primo convegno ha sottolineato come, grazie all’unione dell’impegno di psicologi e insegnanti tecnici formati, lo sport può essere, davvero, inclusivo.

FIJLKAM dimostra concretamente l’importanza dello sport nel benessere delle persone con disabilità attraverso gli ottimi risultati ottenuti dagli atleti che, nell’ambito di parakarate e parajudo, hanno ottenuto numerose medaglie.

Le palestre FIJLKAM, da sempre garanzia di serietà e affidabilità, continuano ad ampliare i propri orizzonti e cercare di raggiungere sempre nuovi traguardi, impegnandosi a promuovere il valore dell’inclusione.

Fonte: ROMA TODAY

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