Gli effetti del clima sulla salute mentale. Anche dei negazionisti

Bello il titolo del “Corriere della sera” ad un articolo nelle pagine del domenicale inserto sulla salute: ”Cambiamento climatico e salute mentale”. Mi ha fatto subito pensare a quanti, non pochi e soprattutto nelle file della destra europea e italiana naturalmente, negano che vi sia un rapporto di causa ed effetto tra i nostri comportamenti e il cambiamento climatico. Dimostrando in tal modo una scarsa salute mentale. Immediatamente ho pensato al ministro Salvini e al suo “è pura follia” per giudicare la dimostrabile esistenza di questo rapporto.

Poi leggendo questo articolo del 16 luglio di Claudio Mencacci che è co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, mi sono accorto che i suoi contenuti non si riferivano proprio alla mia originaria impressione. Meglio ancora Mencacci, lamenta il ritardo con cui si è prestata la dovuta attenzione alle implicazioni del cambiamento climatico sulla salute mentale che solo da un anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato di includere tra le politiche dei vari Stati.

Ciò perché risulta evidente che le conseguenze del mutamento in atto -eventi meteorologici estremi in particolare- “Impattano sulle capacità di regolare le proprie emozioni, provocando traumi, shock, ansia e ecoansia (preoccupazioni per l’ambiente), demenze, depressione, comportamenti suicidari nonché aumento del consumo di alcol e stupefacenti e disturbi del sonno”.

C’è veramente da preoccuparsi molto. E la preoccupazione è ben fondata perché le avvertenze del prof. Mencacci mancano solo di nomi e cognomi in questa lista di “impatti”, ma chi segue quotidianamente il modo in cui il Paese viene amministrato e quanto avviene in non pochi altri Stati europei, questi nomi può darli aumentando la lista delle proprie preoccupazioni.

Se si escludono le preoccupazioni per l’ambiente che mi sembrano molto scarsamente impattanti su ministri e vice e sottosegretari, per il resto i danni alla salute mentale mi sembrano abbastanza dimostrabili. E, peggio, non solo nelle fila dei governanti la cosa pubblica. Anche sul fronte delle “opposizioni” vi è chi sposa la tesi del “fanatismo ultra-ecologista” sostenendo che, tutto sommato, “Non fa così caldo”.

Peggio ancora mi sembra di capire che non esistono medici la cui credibilità possa essere in grado di porvi rimedio. Quelli come Mencacci fanno la diagnosi, consigliano la terapia, ma nessuno ne tiene conto.

Tanto che la malattia sta assumendo le caratteristiche di una pandemia. In Europa certamente come possiamo sinteticamente ricavare dalla lettura delle informazioni che ce ne dà Daniele Castellani Perelli (”Clima, la cavalcata negazionista della destra UE alleata di Meloni” La repubblica del 10 luglio) dove leggiamo che “In Svezia e Finlandia politiche contro il Green Deal, nemico anche di Vox e dei contadini olandesi che aspirano al governo. Pure l’Italia si è schierata in Europa contro le direttive verdi con la Polonia. E in Francia e Austria volano Le Pen e Fpo” Aggiungiamo Polonia ed Ungheria e l’elenco è pieno e preoccupante.

Nature restoration law, voto al parlamento europeo: Cesar Luena
Nature restoration law, voto al parlamento europeo: Cesar Luena

Né serve molto ad aprire il cuore alla speranza l’approvazione al Parlamento Europeo della Nature Restoration Law il 12 luglio considerando che su 649 votanti 336 sono stati favorevoli, ben 300 contrari e 13 astenuti.

Che dire? C’è poco da ironizzare come ho provato a fare dall’inizio.

Perché restando nell’ambito medico che prima raccomandavo, Claudio Mencacci conclude così: “La crisi climatica non è più una eventualità, è un presente che necessita un cambio di mentalità diffuso. Non facciamo che sia solo la sfida delle prossime generazioni”.

Il problema quotidiano è che un caldo così non si registrava sulla Terra da circa 120.000anni. Il tutto è dovuto ad una serie di situazioni abbastanza “insolite” alle quali si aggiunge il fenomeno meteorologico noto come El Nino che riscalda il Pacifico. Ma il vero problema non è solo il caldo asfissiante bensì il rischio della prevedibile ripetitività di questo fenomeno se non si interviene subito e con forza per rallentare l’incremento delle temperature.

L’altro problema di ostacolo a questa soluzione è che il caldo è andato alla testa di molti.

Fonte: strisciarossa

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