di Sylvia Plath, Mondadori editore.
In un albergo di New York per sole donne, Esther, diciannovenne di provincia, studentessa brillante, vincitrice di un soggiorno offerto da una rivista di moda, incomincia a sentirsi «come un cavallo da corsa in un mondo senza ippodromi». Intorno a lei, sopra di lei, l’America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta. Un mondo alienato, una vera e propria campana di vetro che schiaccia la protagonista sotto il peso della sua protezione, togliendole a poco a poco l’aria. L’alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell’elettroshock. Pubblicato nel 1963, un mese prima del suicidio dell’autrice, La campana di vetro è l’unico romanzo di Sylvia Plath. Fortemente autobiografico, narra con stile limpido e teso e con agghiacciante semplicità le insipienze, le crudeltà incoscienti, i tabù capaci di stritolare qualunque adolescenza nell’ingranaggio di una normalità che ignora la poesia.
Sylvia Plath (Boston 1932 – Londra 1963), dopo gli studi universitari allo Smith College, nel 1955 ottenne una borsa di studio a Cambridge, dove conobbe il poeta inglese Ted Hughes, che sposò dopo pochi mesi. Il sofferto rapporto matrimoniale sfociò nel 1962 in una dolorosa separazione e l’anno successivo nel suicidio della poetessa. Ma furono anche i mesi di una scrittura febbrile durante i quali nacquero testi di grandissima forza poetica. Tra le sue opere il romanzo autobiografico La campana di vetro (1963), la raccolta di poesie Ariel (1965, pubblicata postuma da Hughes) e i racconti di Johnny Panic e la Bibbia dei sogni (1977).
Fonte: Mondadori