La cura della salute mentale in un Manifesto

CAROL YEPES VIA GETTY IMAGES

Il dito contro l’approccio puramente farmacologico alla sofferenza mentale

Resto sempre scettico di fronte ai manifesti, ma quello sulla cura nella Salute Mentale, come valorizzazione della persona e difesa della democrazia, merita molta attenzione. Firmato e proposto da Angelo Barbato, dell’Istituto Mario Negri di Milano, Antonello D’Elia, Presidente di Psichiatria Democratica, Pierluigi Politi, Ordinario di Psichiatria all’Università di Pavia, Fabrizio Starace, Presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica e da Sarantis Thanopulos, Presidente della Società Psicoanalitica Italiana, mira a rivedere profondamente, stimolando il dibattito e auspicando soluzioni concrete, la cura del dolore nel campo della Salute Mentale, ritenendo in grave e irreversibile crisi quella pubblica, inaridita dal modello biomedico, puntando il dito contro l’approccio puramente farmacologico alla sofferenza mentale. 

Secondo i firmatari, “si è capovolta progressivamente la prospettiva, faticosamente conquistata, dell’umanizzazione della cura psichiatrica e si è registrato un ritorno prepotente alla logica dell’istituzione totale rivisitata: la reclusione delle persone sofferenti in esistenze diagnostiche costruite in funzione di trattamenti farmacologici disinvolti. Le ricerche scientifiche mostrano l’uso eccessivo, inappropriato, dei farmaci, che soffoca insieme ai sintomi anche la persona”.

L’impoverimento della psichiatria deriverebbe da una dissociazione rispetto alla psicoanalisi/psicologia dinamica, alla pratica psicoterapeutica, alla fenomenologia, alla psichiatria sociale e relazionale. Il rischio è che la disciplina si riduca a un mestiere tecnico di contenimento/sedazione delle emozioni, fatto da psichiatri che pensano e agiscono secondo algoritmi.

I firmatari, inoltre, denunciano l’attacco alla riforma Basaglia, “che ha ridato dignità di cittadinanza e diritto alla soggettivazione della propria vita al ‘paziente psichiatrico’ (sino ad allora non considerato entità giuridica e politica”. Se il lavorare insieme viene abolito, se l’unione dei saperi e delle esperienze viene disatteso, se l’approccio multidisciplinare non viene rispettato, si finisce per tradire un’eredità che andrebbe presto recuperata.

Elementi fondanti del Manifesto sono: il trattamento farmacologico mirato e critico; la cura ispirata alla teoria e alla clinica psicoanalitica/psicodinamica; la terapia delle relazioni, che usa principi sistemico-dialogici; il lavoro di prevenzione, basato sulle diagnosi precoci; il superamento delle pratiche coercitive e violente attraverso la critica costante e la promozione di pratiche alternative in tutti i contesti di cura. Per i firmatari, “l’approccio puramente quantitativo alla terapia del dolore psichico – la sua sedazione che mira soprattutto a renderla invisibile – ha portato allo sviluppo di un dolore sordo che svuota il senso dell’esistenza, diffondendosi ben al di là dei confini della sofferenza psichiatrica conclamata”.

Sarantis Thanopulos, presidente della SPI, chiarisce: “Il Manifesto per la Salute Mentale è un testo iniziale. Esso sarà sviluppato progressivamente in un documento finale, attraverso il coinvolgimento di tutte le forze che operano nel campo della cura della sofferenza mentale. È rivolto alle società scientifiche, agli operatori, alle associazioni degli utenti, al mondo della cultura e alla ‘società civile’, alle forze politiche. Con la diffusione del Manifesto si intende promuovere un vasto movimento di riforma la cui realizzazione è un’esigenza non più rinviabile. Il primo passo sarà un incontro nazionale a Napoli nel primo weekend di Dicembre, che farà il punto sulla situazione e lancerà il progetto. L’obiettivo è arrivare alla convocazione di Stati Generali per la riforma della Salute Mentale”.

Appuntamento dunque a Napoli per dare seguito a un manifesto che ci riguarda, che ci chiama a una riflessione meditata sulla cura della salute mentale, su ciò che è, su ciò che potrebbe o dovrebbe essere.

FONTE: Huffington Post

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