Meluzzi: «Riaprire i manicomi? Una sciocchezza. Se i pazzi uccidono non è colpa loro»

Il criminologo Alessandro Meluzzi

Dopo il caso di Torino con la mamma uccisa a pugni dal figlio seguito dai servizi psichiatrici, abbiamo parlato con il professor Alessandro Meluzzi, il criminologo più famoso d’Italia

Dopo il recente omicidio di zona Barca col 44enne Gianluca Berardino, seguito dai servizi psichiatrici, che ha ucciso a pugni la mamma, e dopo la dottoressa ammazzata a Pisa da un paziente, si accende ora un faro sui soggetti con problemi psichiatrici. Sono più di 700, ad oggi, le persone ad alta pericolosità sociale a piede libero nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato con il professor Alessandro Meluzzi, il criminologo più famoso d’Italia.

Professor Meluzzi, il killer di Torino che ha ammazzato la madre era un paziente psichiatrico, in Italia ce ne sono 700 a piede libero “altamente pericolosi”. Ci dobbiamo preoccupare?
«Per niente. La stragrande maggioranza dei delitti violenti in Italia non vengono certo compiuti da soggetti seguiti dalla psichiatria. Allora possiamo dire che gli sposati uccidono più dei celibi? E gli extracomunitari uccidono più degli italiani? I poveri ammazzano forse più dei ricchi? Eppure nessuno di noi penserebbe mai di mettere in carcere gli uomini sposati, gli stranieri o i poveri. E allora perché richiudere i pazienti psichiatrici?».

Il dato dei 700 pazienti pericolosi a piede libero in Italia, come lo giudica?
«Me lo lasci dire, è una falsa statistica».

Quindi non abbiamo una dimensione esatta del problema dei pazienti con gravi disturbi mentali che girano liberi?
«I disturbi mentali sono un tratto che da sempre accompagna la storia dell’umanità. Peccato che nella “meravigliosa Italia” di un tempo, in cui c’erano i manicomi e pure i manicomi criminali, i femminicidi erano da 8 a 12 volte in più di quelli di oggi. Questo vuol dire che il tasso di violenza nella nostra società è diminuito. Direi che dobbiamo essere contenti di questo, perché la situazione è molto migliorata».

C’è però una responsabilità delle istituzioni sanitarie nel monitorare e gestire i pazienti con disturbi mentali?
«Le istituzioni sanitarie con i mezzi che hanno a disposizione fanno già parecchio, e con i tagli progressivi del nostro sistema sanitario faranno sempre meno. Quindi in un contesto di privatizzazione del sistema sanitario come quello che stiamo vedendo, i servizi psichiatrici faranno sempre meno e saranno sempre più in difficoltà».

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Le Rems – Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, sostituti degli ospedali psichiatrici, hanno fallito?
«Non so dare una risposta. Dico solo che quando c’erano i manicomi in Italia e avevamo 12mila persone a Collegno, i pazienti non guarivano di certo, anzi peggioravano».

Pensa che il sistema attuale della gestione dei pazienti abbia dei punti deboli, visto che poi avvengono omicidi come quello di Torino? «Gestione dei pazienti? Io parlerei in generale della gestione degli “umani”. Secondo lei, ad esempio, la gestione degli spacciatori è soddisfacente? Il controllo della società è un problema irrisolto per definizione, soprattutto in una società multietnica, multiculturale e caotica come la nostra. Ora, pensare di prendersela con gli schizofrenici e considerarli un problema di ordine pubblico è una cavolata».

Dopo la psichiatra uccisa a Pisa, una statistica dice che tre quarti delle aggressioni riguardano le donne. Cosa ne pensa?
«Sul caso di Pisa non posso esprimere alcuna opinione perché sono consulente della difesa e quindi sono parte in causa. Tuttavia non è un femminicidio, perché non è stato un omicidio aggravato da elementi di genere. E’ come dire che è un femminicidio l’omicidio di una donna commesso durante una rapina. Non lo è. Allora vietiamo alle donne di fare il medico in pronto soccorso, così non vengono aggredite. Non credo che sia una soluzione».

Il lockdown ha peggiorato le cose?
«Certamente. Il lockdown e la pandemia ci hanno fatti diventare tutti più scemi».

Cosa dice a chi vuole riaprire i manicomi?
«Che è una sciocchezza enorme, per fortuna i manicomi non ci sono più. Se apriamo i manicomi peggioriamo solo le cose. A parte che non ci sono i soldi per farlo».

Segue dei casi a Torino al momento?
«A Torino al momento non seguo nessun caso».

Cosa pensa delle aggressioni nelle carceri? A Torino avvengono di continuo.
«Il carcere, per definizione, è l’università del crimine, un luogo dove un piccolo delinquente diventa un grande delinquente».

Fonte: TORINOCRONACA

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