Sanità. Imola, salute mentale ai privati? Sindacati in allarme

Un pezzo del Dipartimento di salute mentale di Imola rischia di finire in mano ai privati. A lanciare l’allarme sono i sindacati di categoria Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl che si dicono pronti alle barricate. A metà giugno 2023, ricordano i tre segretari Erika Ferretti, Stefano Franceschelli e Giuseppe Rago, la direzione generale dell’Ausl di Imola aveva informato i sindacati dell’intenzione di chiudere temporaneamente, fino a fine estate, la Residenza per trattamenti intensivi (Rti), attivando allo stesso tempo una convenzione con una struttura privata per dare continuità alla gestione dei pazienti. In questo modo si sarebbe consentito al personale di andare in ferie, mentre chi rimaneva in servizio (sei infermieri e altrettanti oss) avrebbe lavorato in altre strutture Ausl, sempre in via temporanea. Già in quella occasione i sindacati avevano “espresso il timore che quella chiusura potesse essere il preludio di una chiusura definitiva, esprimendo l’assoluta contrarietà verso decisioni di quel tipo. Purtroppo dobbiamo dire che avevamo ragione- affermano oggi Cgil, Cisl e Uil- è infatti di questi giorni la comunicazione che la convenzione con la struttura privata si protrarrà fino al 31 dicembre 2023 e che si prevedono ipotesi di esternalizzazione del servizio verso un gestore privato”. I sindacati hanno subito chiesto un incontro all’azienda, che l’Ausl ha concesso per la fine di settembre. “Il messaggio che vogliamo trasmettere in modo chiaro e inequivocabile- dicono dunque le funzioni pubbliche di Cgil-Cisl-Uil a Imola- è che siamo contrari a qualsiasi riduzione del perimetro pubblico nella gestione dei servizi sanitari. E questo non perché riteniamo che il personale impiegato dal gestore privato sia meno professionale, ma perché riteniamo che solo la gestione diretta di un servizio sia garanzia di universalità e qualità. Non vogliamo assolutamente che si proceda a un depotenziamento dei servizi gestiti direttamente dalla Ausl. Qualora il progetto non venga fermato la risposta sindacale sarà la mobilitazione”.

Fonte: Corriere Romagna

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