COME COMBATTERE L’ANSIA SECONDO LE TERAPIE DI 3 GENERAZIONE

Come combattere l’ansia? Questa è una delle domande più frequenti a cui uno psichiatra o uno psicologo si trova a dover rispondere nel suo ambulatorio. I disturbi d’ansia sono infatti molto frequenti nella popolazione generale e, se non adeguatamente trattati, possono portare ad un deterioramento della qualità della vita e una riduzione del funzionamento. I trattamenti per i disturbi d’ansia sono di diverso tipo, sia farmacologici che non farmacologici. In questo articolo parleremo di cosa dicono le psicoterapie comportamentali di terza generazione rispetto a come combattere in modo efficace l’ansia. 

Ansia

Provare ansia è un’esperienza normale, umana e fisiologica, fondamentale per l’essere umano; essa svolge, infatti, diverse funzioni importanti per noi. Livelli normali o moderati di ansia ci permettono ad esempio di arrivare puntuali al lavoro, prepararci ad un esame o ad un colloquio, affrontare una partita, occuparci di quello che riteniamo importante.

Persino un’ansia molto forte può fungere da importante meccanismo di difesa: se pensiamo ai nostri antenati, milioni di anni fa, in un mondo preistorico nel quale erano presenti molti pericoli che minacciavano la sopravvivenza della specie, era fondamentale stare all’erta per individuare ogni piccolo segnale che potesse rappresentare un pericolo.

L’ansia è quindi un’emozione fondamentale per la sopravvivenza.

Ansia: fondamentale per la sopravvivenza

L’ansia è fondamentalmente un’emozione che ci avverte di un possibile pericolo futuro. E, alla luce della storia evolutiva della nostra specie, possiamo quindi affermare che l’ansia ha salvato i nostri progenitori. Se infatti la nostra specie è arrivata fino ad oggi il merito è anche di questa sensazione primordiale e istintiva di difesa e di anticipazione del pericolo.

Oggi per fortuna non siamo più esposti al rischio di essere assaliti da tigri affamate in ogni angolo! I pericoli dell’età moderna sono cambiati, e la stessa reazione di ansia che si attivava nei nostri primitivi antenati, si presenta ora a in noi per stimoli diversi. Gli stimoli sono diversi…ma le sensazioni emotive sono le stesse.

Sintomi dell’ansia

sintomi dell’ansia sono diversi e spiacevoli e coinvolgono sia i nostri stati mentali interni (ad esempio il pensiero) sia sensazioni corporee. Tra i sintomi dell’ansia possiamo osservare:

  • Rimuginii
  • Sensazione di pericolo
  • Pensieri rivolti al futuro
  • Aumento di frequenza cardiaca,
  • Aumento della pressione arteriosa,
  • Sudorazione (i sudori freddi);
  • Aumento della frequenza del respiro;
  • Sangue deviato verso i muscoli (i muscoli diventano tesi e pronti all’azione);
  • Diminuzione della produzione di saliva (bocca secca);
  • Rallentamento della digestione;

Ansia: la risposta attacco/fuga

Tutto ciò avviene perché si attiva la risposta di attacco/fuga: o affronto la situazione ansiogena oppure ne scappo. Ad esempio se una macchina ci sta venendo contro, scattare il più velocemente possibile dall’altra parte della strada costituisce l’azione più efficace in quel momento. In quei brevi e concitati attimi, il nostro corpo si è come “risvegliato” e ha avuto, in modo del tutto automatico, una risposta di difesa. L’ansia ci difende e ci consente di sopravvivere: senza pensare coscientemente di metterci in salvo, la reazione di attacco/fuga si attiva in modo spontaneo e rapidissimo.

A complicare la matassa sull’ansia inoltre subentra l’evoluzione delle nostre capacità cerebrali (di pensiero, memoria, apprendimento…). Siamo infatti maggiormente in grado, rispetto ai nostri antenati, di fare previsioni sul futuro (anche se spesso un po’ catastrofiche). Se questa capacità di pensarci nel futuro ci ha consentito uno sviluppo incredibile da una parte, dall’altra ci porta a vivere maggiori preoccupazioni, portandoci così a rimuginare e ad attivare il sistema dell’ansia anche quando il pericolo non è presente di fronte a noi. Con la sola capacità immaginativa siamo in grado di portare il nostro corpo e la nostra mente ad agire “come se” fossimo davvero minacciati dalle tigri affamate!

Per questo è importante imparare a conoscere e gestire l’ansia, per non lasciare che sia lei a governare la nostra vita. Ma in definitiva: come combattere l’ansia?

Combattere l’ansia

Lo sviluppo delle psicoterapie di terza generazione ha portato allo sviluppo di modalità diverse di gestione dell’ansia. Secondo questi sviluppi infatti ciò che ci mantiene in uno stato di sofferenza non è tanto l’ansia in sè, quanto piuttosto i nostri tentativi di non sentirla…di evitarla…di annullarla. Ecco che allora, paradossalmente, il modo migliore per combattere l’ansia è “smettere di combatterla”.

Capita spesso infatti che le persone cerchino di  combattere l’ansia evitando luoghi, persone e situazioni potenzialmente ansiogene. Il problema però è che evitando…evitando…evitando…riduciamo sempre più la vita e le sue possibilità (ad esempio non presentandosi ad un esame o ad un colloquio, evitando situazioni non conosciute, fino a non uscire di casa). E più evitiamo…più stiamo male…e quell’ansia diventa sempre più un demone dentro di noi. Evitare si rivela utile a combattere l’ansia nel breve periodo, ma nel lungo periodo ci porta a peggiorare la situazione. Infatti ciò che ci faceva prima ci fa sempre più paura, iniziamo ad avere paura della paura e così facendo è l’ansia che prende il controllo della nostra vita. Il nostro tentativo di combattere l’ansia diventa il problema!

Combattere l’ansia smettendo di combatterla

Ecco che allora la strategia per combattere l’ansia diventa quella di lasciarle spazio, di ridurre tutte le strategie di evitamento esperienziale. Scopo delle psicoterapie di terza generazione è quello infatti di ridurre le strategie di evitamento esperienziale, in particolare quelle che sono in contrasto con obiettivi, desideri e valori della persona.

Riorientando la propria vita e la propria quotidianità nella direzione di una vita piena, ricca e orientata dai propri valori personali le psicoterapie di terza generazione puntano ad una riduzione “indiretta” dei sintomi. Attraverso pratiche come la mindfulness si aiuta il paziente a prendere contatto con i propri contenuti mentali e ad accoglierli con maggiore apertura e con un atteggiamento non-giudicante.

Fonte: OSPEDALE MARIA LUIGIA

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